Paolo Penko è uno tra i migliori orafi fiorentini. All’interno delle sue botteghe del centro storico di Firenze, crea gioielli prodotti interamente a mano utilizzando le antiche tecniche orafe. Non c’è niente che questo professionista non riesca a materializzare e a tramutare in un bellissimo gioiello in oro e argento, donandogli quei tratti che rievocano l’architettura e i dipinti del rinascimento, aggiungendo al tempo stesso un tratto più fresco e moderno. Penko realizza anche opere sacre, due anni fa per la cattedrale fiorentina realizzò il calice da lui chiamato: “il fiorentino” che trae ispirazione dalle decorazioni marmoree della chiesa, creato come dono della diocesi in occasione dei dieci anni della permanenza a Firenze del nostro cardinale. Per l’arrivo di Papa Francesco a Firenze creò tutti i calici eucaristici insieme ai copri mensali e alle croci d’altare; da oramai sedici anni crea le Croci di San Giovanni. Se visitate la città di Firenze non potete non partire senza un gioiello unico come quello di Penko.
Il cognome Penko che origina ha?
«Penko scritto con la lettera “k” è un cognome originario dell’ Ungheria, la mia famiglia è venuta al seguito Francesco I e Maria Teresa d’Austria entrando così nel Granducato di Toscana. Dopo l’unità d’Italia il nome Penko venne modificato in Penco scritto con la lettera “c” quindi dal punto di vista anagrafico io sono Penco ma come marchio e come azienda è scritto Penko».
A quale età è nata la passione verso il mondo dell’oreficeria?
«E’ stato un colpo di fulmine vero e proprio. Dopo la fine delle scuole medie decisi di iscrivermi a ragioneria, influenzato dal fatto che mia sorella era ragioniera e mio zio originario dei territori senesi era allora dirigente della banca del Monte dei Paschi. Anch’io decisi di intraprendere questo percorso. Un giorno casualmente accompagnai mia madre che allora era professoressa di lettere alle scuole medie, all’Istituto d’Arte di Porta Romana perché doveva consegnare un libro a un professore; era il giorno prima dell’ inizio delle vacanze natalizie e io per puro caso entrai nella sezione di oreficeria. Rimasi incantato nel vedere quelle vetrine piene di smalti e polveri, di croci, coppe, calici e tutti i gioielli di ogni genere, fu così che ottenni il permesso di trasferimento dall’istituto commerciale Peano e così mi iscrissi alla sezione di oreficeria. Il tutto in meno di due ore: così sono potuto entrare nella mia nuova classe due ore prima dell’inizio delle vacanze natalizie. Quel giorno è stato uno dei più fortunati della mia vita; credo proprio che un angelo custode quel giorno mi abbia guidato e credo che a volte anche le mamme si travestano da angeli custodi.
Mi può parlare del suo stile unico al mondo in grado di intrecciare l’arte fiorentina riportandola su materiali pregiati?
«Dar vita a gioielli che non sono mai esistiti prendendo ispirazioni dalle opere dei grandi maestri del Rinascimento fiorentino come: Botticelli, Ghirlandaio, Bronzino ma anche scultori e via dicendo. Amo trarre dal passato della mia città che è Firenze; da qui traggo ispirazione per poi creare gioielli odierni, dando così vita ad alcuni dettagli di svariate opere che magari non venivano percepiti dal pubblico. Utilizzo tecniche orafe del passato per dar luce e vita a gioielli moderni».
Cos’è la tecnica del PenKato?
«Da più di 10 anni ho creato la tecnica del ‘PenKato’ che utilizzo per la creazione delle mie opere a carattere sacro ed è molto apprezzata dai miei clienti. Questa mia tecnica è nata quando creai il mio primo video-gioiello al mondo».
Perché scegliere un gioiello Penko?
«Ogni mia opera oltre che trasmettere una storia, è un qualcosa di unico perché prodotto dalle mie mani, e questo lo si può percepire in ogni gioiello che creo. All’interno di ogni gioiello Penko è come se risiedesse una parte di me. I gioielli Penko prima di tutto vengono creati con amore e passione anziché come si possa pensare per fini commerciali; dietro ogni gioiello c’è un messaggio del passato fiorentino. Creo opere personalizzate per ogni tipo di occasione. Il mio compito è quello di raccontare la storia attraverso un gioiello. Il cliente che acquista un gioiello Penko rimarrà con un ricordo che lo accompagnerà per tutta la vita e vivrà un‘esperienza e un’emozione unica»
Come orafo ha un palmares di premi molto vasto potrebbe parlarmi dei premi più significativi della sua carriera?
«La città di Firenze è sempre stata molto buona nei miei confronti conferendomi molti riconoscimenti, ho semprecercato negli anni di lasciare un segno nel mio territorio e la città di Firenze ha riconosciuto in me i miei sforzi omaggiandomi in varie occasioni. Nella mia vita ho ottenuto tanti premi e riconoscimenti ma ci sono due premi che porto particolarmente nel cuore e sono i seguenti: il premio bel San Giovanni nel 2006 e il premio più simbolico e ambito della nostra città il Fiorino d’ Oro che ricevetti nel 2019. Per la prima volta dopo tanti anni un artigiano come me è stato premiato con la massima onorificenza fiorentina, voglio che questo mio premio serva d’ispirazione a tutti coloro che sono artigiani; sperando che tanti altri artigiani e piccoli imprenditori possano essere omaggiati come lo sono stato io».
Di recente ha omaggiato la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi con una sua incredibile creazione me ne potrebbe parlare?
«Tutto è nato per curiosità, Beatrice è una giovane talentuosa direttrice d’ orchestra che avevo già conosciuto e mai avrei pensato di avere la grande opportunità d’entrare in sinergia con lei. In occasione di un suo concerto qua a Firenze al teatro Verdi le ho regalato una “parure d’ orchestra”. La prima “parure d’orchestra” in argento, con bacchetta da direttore d’orchestra dei dettagli raffiguranti la cupola del duomo di Firenze in occasione dell’anniversario dei 600 anni. La parure è lavorata con la tecnica del Penkato impreziosita da pietre di lune e zaffiri e per concludere il mio logo impresso sulla bacchetta ».>>
Cosa si prova a riprodurre monete del passato come quella fiorentina: il Fiorino d’ oro?
«Sono particolarmente legato a questa moneta non soltanto perché mio padre e mio nonno commercializzavano questo genere di monete all’ interno dei loro negozi di numismatica. Il mio primo Fiorino mi venne regalato dalla mia famiglia quando ero appena nato, quando andai il primo giorno a scuola, quando aprii per la prima volta la mia bottega; questa moneta mi ha sempre accompagnato negli anni della mia vita. Il Fiorino è stato uno dei primi oggetti sul quale mi sono dedicato incominciando a studiarne la sua storia e come veniva creato per poi imparare le tecniche di creazione di esso. Sono inserito nel progetto “Le Chiavi Della Città” del comune di Firenze dove le scuole possono venire a visitare i musei ma anche le botteghe come la mia, da allora gli studenti vengono nella mia bottega per vedere come si crea il fiorino d’ oro l’antica moneta fiorentina; vedono come si batte moneta e come s’imprime l’effige del Santo Patrono che per me è un vero e proprio onore. Questa moneta è sempre stata e sempre sarà il mio porta fortuna tanto è vero che anche il nostro barboncino, la mascotte della bottega l’ho chiamato Fiorino».
Qual è la creazione più importante e più significativa quella che per Lei è la sua opera maestra?
«E’ molto difficile da dire perché nel corso degli anni credevo di avere creato l’opera più bella dove credevo di aver toccato l’apice, salvo poi smentirmi l’anno successivo quando ne creavo una ancora più bella. Sicuramente se devo pensare ad una mia realizzazione penso a quando avevo 20 anni, quando realizzai il mio primo piccolo gioiello, era una semplice chiave in argento e oro che mi commissionò un cliente. Nel 2019 dopo un anno di lavoro e oltre 1000 ore di manodopera, sono riuscito a ricreare la corona gran ducale di Cosimo I dei Medici che è esposta nella sala delle Udienze a Palazzo Vecchio insieme allo scettro Mediceo e al Toson D’Oro».
La sua attività è un’ attività a conduzione familiare come è nata questa scelta?
«La vita ti porta a fare delle scelte, mio padre aveva questa attività di filatelia e un piccolo negozio di antiquariato in via Zannetti, l’anno scorso tra l’altro abbiamo festeggiato 60 anni in cui la mia famiglia lavora in quella via. Finite le scuole superiori mio padre, mi tramandò tutto il suo sapere in ambito lavorativo. In modo completamente naturale ho portato avanti con le stesse caratteristiche dell’antiquariato e della filatelia che mi aveva insegnato mio padre ma riportandole sui gioielli che col tempo mi ha contraddistinto da tutti gli orefici ed ha fatto sì che diventassi un brand famoso in tutto il mondo. Mia moglie ha curato la parte amministrativa fin da subito soprattutto nel settore di internazionalizzazione del marchio ed è perito gemmologo; mi ha sempre supportato e mi ha sempre spronato in ogni mia iniziativa dandomi sempre un grande aiuto morale. Da qualche anno sono entrati a far parte dell’attività di famiglia anche i miei due figli Alessandro e Riccardo che hanno introdotto delle grandi tecniche innovative grazie al loro talento, facendo fare un grande salto in avanti per la mia bottega artigiana».
Che sensazioni ha provato a insegnare un mestiere così antico e bello ai propri figli?
«Quando entro in bottega e vedo i miei due figli collaborare insieme per un progetto, sono il padre più felice al mondo. Per me è motivo di orgoglio insegnare questo mestiere ai miei figli non avrei potuto desiderare niente di meglio dalla vita».
Oreficeria e arte sono strettamente legate?
«Decisamente si, anche l’oggetto più piccolo trasmette arte e cultura. Il mio compito è quello di trasmettere l’arte attraverso i gioielli che realizzo».
La sua vena artistica da cosa è scaturita?
«Un francobollo o una moneta antica hanno una storia e io amo rappresentarla con i miei gioielli. Nasce tutto da un percorso personale di ricerca, di storia e di una profonda conoscenza del territorio legato all’arte fiorentina. Trovo ispirazione dai dettagli dei giornali storici attraverso delle immagini e dalla storia, il tutto è legato della passione che mi spinge a scoprire tutti gli aneddoti del territorio fiorentino. La mia fonte d’ispirazione è data da tutto ciò che mi circonda; la mia bravura sta nel fatto che, ciò che vedo e ciò che mi colpisce lo riesco a riprodurre nei miei gioielli».
Che tipologia di gioielli crea?
«Creo Spille, orecchini, pendenti, gemelli, catene e via dicendo qualsiasi cosa mi venga chiesta io riesco a realizzarla, ovviamente sono tutti personalizzabili a proprio piacimento del cliente».
Ancora oggi questo mestiere viene praticato e i giovani ne sono affascinati o sono sempre meno le persone che se ne interessano?
«I giovani per quanto si possa pensare sono molto interessati a questa tipologia di mestiere dove possono dare libero sfogo alla loro vena artistica. Lo so perché seguo e insegno a tanti ragazzi questo mestiere; sono uno dei fondatori della Scuola di Arte Sacra a Firenze situata alle Cascine dove si insegna pittura, scultura e oreficeria. Aiuto i giovani a capire come devono fare per mettersi in proprio e aprire un’attività, l’importante è che un artigiano non emuli un altro, ma che invece trovi la sua strada attraverso il suo stile e segua le sue tecniche seguendo un percorso coerente».
Il direttore di Vitanews.it ringrazia il maestro orafo Paolo Penko per aver raccontato la sua storia, augurandogli il meglio per la sua splendida bottega artigiana a conduzione familiare.
settembre 01, 2020
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